Guida completa alle tasse immobiliari in Italia: come vengono calcolate e cosa devi sapere

Guida completa alle tasse immobiliari in Italia: come vengono calcolate e cosa devi sapere

Cosa c’è da sapere in merito alla tassazione quando si possiede o quando si acquista un immobile

Quando si tratta di possedere o acquistare una proprietà immobiliare in Italia, è essenziale comprendere le tasse immobiliari e il loro calcolo.

Le leggi fiscali in Italia stabiliscono diverse tasse e imposte che devono essere considerate dai proprietari.

In questo articolo, esploreremo le tasse immobiliari più comuni in Italia e ti forniremo una guida per comprendere come vengono calcolate.

Imposte sulla casa: le principali

Le imposte calcolate sul possesso della casa sono:

  1. IMU (Imposta Municipale Unica): L’IMU è un’imposta comunale sulla proprietà immobiliare applicata in Italia. Viene calcolata in base al valore catastale dell’immobile e all’aliquota stabilita dal comune. L’aliquota può variare in base alla destinazione d’uso dell’immobile (residenziale, commerciale, etc.) e alle specifiche del comune in cui si trova la proprietà. L’IMU viene generalmente pagata in due rate annuali ed è gratuita nel caso si trattasse di prima casa.
  2. TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili): La TASI è un’altra tassa comunale applicata in Italia per finanziare i servizi indivisibili forniti dai comuni. La sua base imponibile è sempre il valore catastale dell’immobile. L’aliquota e la modalità di pagamento della TASI possono variare da comune a comune. Di solito, viene calcolata come percentuale del valore catastale dell’immobile, non è presente in tutti i comuni italiani.

Tasse sull’acquisto della casa

Le tasse da pagare quando si acquista una casa sono:

  1. Imposta di registro: L’imposta di registro è una tassa applicata all’atto di compravendita di un immobile. Viene calcolata come percentuale del valore dell’immobile dichiarato nell’atto. L’aliquota varia a seconda della tipologia di immobile (prima casa, seconda casa, immobile commerciale) e può essere ridotta o esente per la prima casa, a determinate condizioni.
  2. Imposta di bollo: L’imposta di bollo è un’altra tassa applicata ai documenti notarili, come il contratto di compravendita. L’importo dell’imposta di bollo dipende dal tipo di documento e dal suo valore. Solitamente, viene calcolata come una percentuale del valore del documento.

Conclusioni

Le tasse immobiliari in Italia sono una parte importante dell’acquisto e del possesso di un immobile.

È fondamentale comprenderle e tenerle in considerazione nella pianificazione finanziaria.

 

Contattaci o passa dalla nostra agenzia di Soave e saremo felici di aiutarti.

 

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Se mio padre Sandro è la mente dell’agenzia io sono la parte creativa.
So cogliere il bello di ogni cosa e l’attenzione per il cliente è per me essenziale.
Vederlo soddisfatto mi riempie di gioia.

Linda Venturi

Agente Immobiliare - associato FIAIP

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Cosa devi sapere prima di vendere il tuo immobile

Cosa devi sapere prima di vendere il tuo immobile

Avere un immobile urbanisticamente e catastalmente conforme è il requisito fondamentale per poterlo vendere senza pensieri

La regolarità urbanistica dell’immobile è una questione molto discussa ed è entrata nella consapevolezza comune, anche tra i non addetti ai lavori, da quando è entrato in vigore l’ecobonus 110%.

Di fatti uno dei requisiti fondamentali per poter accedere al bonus era proprio la regolarità urbanistica e catastale dello stabile.

Ma di cosa si tratta?

Il certificato di regolarità urbanistica, o regolarità urbanistica, è un documento che attesta che lo stato di fatto in cui si trova l’immobile corrisponde al titolo abilitativo con cui il comune ha autorizzato la costruzione dell’immobile e le successive ristrutturazioni o ampliamenti.

Tali titoli abilitativi (cioè il progetto approvato dall’ente locale e detenuto presso il suo ufficio tecnico) si distinguono in:

  • La Licenza Edilizia, per gli immobili edificati tra l’Ottobre del 1942 ed il Gennaio 1977 con la Legge 1150;
  • La Concessione Edilizia, per gli immobili realizzati tra il Febbraio del 1977 ed il Giugno 2003 con la Legge 10;
  • Il Permesso di Costruire, per gli immobili costruiti dal Luglio 2003 con il Testo Unico DPR 380/01;
  • La Dia, la Cia o la Cila, per eventuali interventi di minore importanza.

 

Purtroppo molto spesso accade che questo non avviene a causa di modifiche fatte in corso d’opera che non vengono debitamente segnalate con una variante, oppure a causa di modifiche fatte su immobili già esistenti ma senza che sia stata fatto l’iter corretto di richiesta in Comune.

Cosa fare per non incorrere in sanzioni

La presenza di difformità comporta gravi conseguenze come la possibilità di rendere annullabile l’atto notarile e nei casi più gravi nullo, con conseguente richiesta di danni da chi ha acquistato un immobile non conforme senza che sia stato messo al corrente.

La realtà è che la maggior parte degli immobili ha qualche piccola difformità, per questo è importante che, nel momento in cui si decide di vendere il proprio immobile, ci si rivolga a dei professionisti che prendano in carico tutta la documentazione e facciano le verifiche necessarie per rilevare eventuali problemi e trovare una soluzione, in modo da vendere serenamente senza il rischio di incorrere in sanzioni.

E’ importante controllare il proprio immobile sin da subito, perchè nel tempo le regole possono cambiare e non tutto quello che una volta era permesso, è concesso anche oggi.

La conseguenza più grave è quella di avere un immobile che non può essere sanato e quindi non può essere messo in vendita in quanto non commerciabile.

 

Vuoi saperne di più?

Contattaci e vieni a trovarci in ufficio!

 

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Contratti di locazione: le diverse tipologie

Contratti di locazione: le diverse tipologie

I contratti di locazione possono essere diversi in base alle diverse esigenze del proprietario dell’immobile. Vediamo le possibilità più diffuse

Contratto a canone libero con imposta di registro – Regime IRPEF

Inizialmente la tassazione con imposta di registro era l’unica opzione disponibile per quanto riguarda la locazione ad uso abitativo. 

L’opzione imposta di registro prevede che il reddito derivante dalla locazione vada a sommarsi al reddito da lavoro del titolare dell’immobile.

Questo significa che tanto più alto è il reddito da lavoro personale, tante più tasse si andranno a pagare anche sul reddito derivante dalla locazione. Al contrario, se il reddito percepito è molto basso o nullo, così pure le tasse saranno proporzionalmente molto basse.

Oltre a questo la locazione con imposta di registro prevede il pagamento dei bolli alla registrazione e il versamento di una tassa, l’imposta di registro, da pagare ogni anno. L’imposta sarà pari al 2% del canone di locazione annuo percepito.

Come per qualsiasi altro reddito, quello derivante da locazione con imposta di registro dà la possibilità a chi lo percepisce di poter scaricare costi, spese mediche o altro.

La durata del contratto è di anni 4+4.

Contratto di locazione a canone libero – Cedolare Secca

Dall’aprile del 2011 entra in vigore l’opzione cedolare secca. È un nuovo sistema di tassazione che può essere scelto o meno dal proprietario di casa e che va a sostituirsi alle precedenti imposte Irpef, sostitutiva, di registro e di bollo.

Con l’opzione cedolare secca chi percepisce il reddito da locazione pagherà su questo un’imposta fissa del 21% che verrà calcolata sul reddito annuo totale della locazione e che non avrà niente a che fare con qualsiasi altro reddito percepito.

Oltre a questo vantaggio fiscale i contratti stipulati con l’opzione cedolare secca avranno la registrazione e la cancellazione gratuita, oltre a non avere l’imposta di registro annuale da versare.

Al contrario di quanto previsto per il primo caso, contratto di locazione con imposta di registro, con questa tipologia di contratto non è possibile scaricare eventuali costi o spese mediche.

A chi conviene? Sicuramente a molti, ma ogni situazione è a sé stante pertanto il nostro consiglio è quello di parlarne con il professionista che vi fa la dichiarazione dei redditi!

La durata del contratto è di anni 4+4

Contratto a canone concordato – Opzione cedolare secca.

Il contratto canone concordato con cedolare secca, invece, è un particolare contratto stipulato dai sindacati dei proprietari e degli inquilini, applicabile solo in particolari casi come le grandi città ad alta densità abitativa o in luoghi colpiti da calamità naturali che abbiano preso accordi territoriali locali (come ad esempio l’alluvione di Soave).

Questo contratto prevede che, in base ai parametri stabiliti dai sindacati, venga determinata una forbice entro il quale deve stare il canone richiesto per la locazione. Il canone varia in base alle caratteristiche dell’appartamento.

Se le parti concordano un canone che rientra nella forbice il proprietario avrà uno sconto sull’irpef dal 21% al 10% sul canone di locazione annuo, e avrà un ulteriore sconto del 25% sull’IMU seconda casa dell’immobile dato in locazione.

L’inquilino invece avrà la possibilità di scaricare il canone di locazione fino a quasi 500€ in base al suo reddito.

Per essere valido il contratto dovrà essere asseverato dai sindacati.

Con questa tipologia di contratto non c’è la possibilità di scaricare eventuali costi o spese mediche.

Contratto a canone concordato – Regime IRPEF

Il contratto a canone concordato con imposta di registro prevede, come nel caso precedente, che il canone rientri in parametri stabiliti dai sindacati degli inquilini e dei proprietari calcolati in base alle caratteristiche dell’immobile.

Se non si ha la possibilità di optare per la cedolare secca, questa opzione è molto interessante perché prevede che la base imponibile per il calcolo dell’imposta sia ridotta del 30% e che, ai fini dell’imposta di registro, il reddito da locazione da considerare per l’applicazione dell’imposta di registro del 2% venga considerato pari al 70%.

Con questa tipologia di contratto c’è la possibilità di scaricare eventuali costi o spese mediche.

Per capire quale sia la tipologia di contratto adatta a te chiedi una consulenza in agenzia!

 

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L’attestato di prestazione energetica (APE): di cosa si tratta?

L’attestato di prestazione energetica (APE): di cosa si tratta?

L’attestato di prestazione energetica è un documento obbligatorio in caso di vendita di una casa, ma importante ai fini dell’efficientamento energetico

Comunemente chiamata “certificazione energetica”, l’attestato di prestazione energetica è diventato ormai centrale quando si parla di locare e, soprattutto, di vendere un immobile.

Obbligatorio ormai dal lontano 1 luglio 2009 per vendere un immobile, e dal 06 giugno 2013 per locare, solo negli ultimi anni è diventato fonte grande interesse e preoccupazione per chi decide di vendere ed acquistare casa.

Di cosa si tratta?

E’ un documento prodotto da un tecnico specializzato che attesta, in base alle caratteristiche dell’immobile, il suo consumo energetico.

Per determinare il valore di consumo energetico vengono presi in considerazioni diversi parametri tra cui l’età dello stabile, lo stato degli impianti e della caldaia, la presenza o meno di un isolamento termico, la qualità dei serramenti, l’esposizione dell’immobile ecc.

I parametri sono molti e vengono verificati e analizzati da un termotecnico abilitato il quale farà un sopralluogo nell’immobile al seguito del quale potrà assegnare una classe che va dalla lettera G alla A.

Gli immobili di ultima generazione dotati delle migliori tecnologie partiranno dalla lettera A a salire, per una classificazione che andrà da A1 ad A4.

L’Attestato di Prestazione Energetica ha una durata di 10 anni, a meno che nell’arco di questo periodo non si facciano interventi tali per cui i parametri possano cambiare.

E’ da sottolineare comunque che da quando è entrata in vigore ad oggi ci sono stati diversi cambiamenti nei parametri di valutazione, nel 2015 infatti si è passati dall’ACE (attestato di certificazione energetica) all’APE (attestato di prestazione energetica), la quale è basata su caratteristiche diverse rispetto alla prima entrata in vigore.

Ciò sta a significare che un immobile classificato nel 2013 in classe D, oggi potrebbe rientrare in una classe differente. 

 

risparmio energia

 

È sempre obbligatorio produrre l’APE?

In realtà sapere dove si posiziona il proprio immobile può essere utile per capire a quanto ammontano le emissioni della nostra casa nell’ambiente, ed eventualmente ricorrere ai ripari, ma no, l’APE non è sempre obbligatoria. Risulterà tale dal momento in cui si decide di vendere o di locare il un immobile di proprietà. 

Grandi cambiamenti stanno arrivando dopo le ultime direttive dell’Europa in merito all’efficientamento degli immobili e al miglioramento della classe energetica, dichiarazioni che hanno già portato tensione e preoccupazione tra i proprietari di immobili.

La proposta è quella di portare tutti gli immobili presenti sul territorio europeo almeno ad una classe energetica E, in modo da ridurre la produzione di Co2 nell’ambiente.

Questa proposta volta ad un futuro più green, è ancora in fase embrionale e dovrà essere vagliata con le opportune modifiche prima che venga messa in vigore.

Non c’è traccia al momento del divieto di vendere o locare immobili con classe inferiore alla E, come è stato dichiarato all’inizio causando molto allarmismo trai proprietari, ma al momento la proposta riguarda una serie di obiettivi minimi che verrà presentata ai vari stati membri.

Hai bisogno di una certificazione energetica?

Contattaci, sapremo indirizzarti verso il professionista giusto!

 

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Casa da ristrutturare? Alcuni consigli utili per procedere senza problemi

Casa da ristrutturare? Alcuni consigli utili per procedere senza problemi

Affrontare oggi una ristrutturazione edilizia significa sfruttare anche le agevolazioni e bonus fiscali attivi.
Leggi alcuni consigli e valuta come scegliere chi ti può aiutare

La ristrutturazione della tua casa o di un appartamento è il momento ideale per apportare quelle modifiche tanto desiderate.

Nello stesso tempo oltre alle scelte estetiche è opportuno migliorare la struttura degli spazi abitativi anche sotto l’aspetto energetico.

In questo caso con l’aiuto di consulenti e artigiani si possono ottenere ottimi risultati per rendere gli ambienti confortevoli e funzionali.

Ecco alcuni consigli utili per gestire la ristrutturazione con il giusto criterio e approfittare delle agevolazioni fiscali.

Primo passo: controlla i bonus edilizi

Una ristrutturazione richiede sempre una certa disponibilità economica.

Pertanto è meglio informarsi sulle procedure da seguire e sui bonus edilizi disponibili con le ultime normative.

La legge di riferimento per l’agevolazione fiscale sugli interventi di ristrutturazione edilizia è disciplinata dall’art. 16-bis del Dpr 917/86.

In questo ambito si può ottenere la detrazione dall’Irpef del 36% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 48.000 euro per unità immobiliare.

Tuttavia, per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024 la detrazione è elevata al 50% e il limite massimo di spesa è di 96.000 euro.

La detrazione deve essere ripartita in 10 quote annuali di pari importo.

Ecco che l’ottenimento di questi incentivi è il primo passo per sentire meno gravosa la spesa da affrontare.

Link Agenzia delle Entrate (http://bitly.ws/BGqx)

Seconda fase: stabilisci un budget

La spesa per la ristrutturazione di una casa deve tener conto anche di costi extra, come lavori non previsti o materiali diversi dal capitolato.

Anche date e scadenze con i vari fornitori e artigiani sono da programmare in modo da ottimizzare i tempi di esecuzione.

In questo caso è consigliabile affidarsi a dei professionisti abilitati che gestiscono la ristrutturazione sia in fase progettuale (pratiche edilizie, aggiornamento catastale etc.), nel disbrigo delle pratiche burocratiche (richiesta bonus edilizi, normative sulle ristrutturazioni etc.), fino alla direzione dei lavori (controllo dello stato di avanzamento lavori e scelta tra le varie imprese edili).

Il supporto degli esperti è un elemento da considerare per evitare spiacevoli sorprese nel corso della tua ristrutturazione.

Nel contempo è consigliato seguire il procedere delle opere in modo da conoscere quali materiali e modifiche strutturali sono state fatte.

Terza fase: regolarizza la planimetria della casa

Al termine della ristrutturazione di una casa si deve tener conto di aggiornare la planimetria.

Le nuove misure dei locali o l’aggiunta di porte/finestre devono essere comunicate all’ufficio tecnico del comune di residenza e, contestualmente, anche all’ufficio Catasto.

Queste pratiche ti permettono di essere in regola nel caso di una futura vendita dell’immobile.

Se il tuo progetto è quello di ristrutturare, anche parzialmente, la tua abitazione o migliorarla dal punto di vista energetico non esitare a contattarci.

L’agenzia Immobiliare Caroly è a tua disposizione!

 

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